L'agricoltura
si diffuse nel mondo antico a partire dall'8000 a.C. circa,
all'inizio dell'ultima età della Preistoria che gli studiosi
definiscono Neolitico (età della pietra nuova): le prime
testimonianze della coltivazione di cereali come frumento e mais sono
state rinvenute in Mesopotamia e in Anatolia, mentre più o meno
nello stesso periodo si cominciò a coltivare il riso in Cina e il
mais in Messico. Sino a quel momento gli uomini primitivi si erano
cibati coi proventi della caccia e della raccolta di frutti
spontanei, mentre l'inizio dell'agricoltura modificò profondamente
la vita dell'uomo e tale cambiamento è stato giustamente definito
una vera e propria rivoluzione.
I primi esempi di agricoltura si ebbero nel bacino di alcuni grandi fiumi, come il Tigri e l'Eufrate in Mesopotamia e il Nilo in Egitto, vale a dire le terre comprese nella cosiddetta Mezzaluna fertile (regione così chiamata per la forma simile ad un arco rivolto verso l'alto), mentre gradualmente la nuova attività si spostò verso Occidente e raggiunse l'Europa in un secondo momento, arrivando nell'attuale Gran Bretagna verso il 1000 a.C.
I primi esempi di agricoltura si ebbero nel bacino di alcuni grandi fiumi, come il Tigri e l'Eufrate in Mesopotamia e il Nilo in Egitto, vale a dire le terre comprese nella cosiddetta Mezzaluna fertile (regione così chiamata per la forma simile ad un arco rivolto verso l'alto), mentre gradualmente la nuova attività si spostò verso Occidente e raggiunse l'Europa in un secondo momento, arrivando nell'attuale Gran Bretagna verso il 1000 a.C.
Le
aree di prima diffusione dell'agricoltura neolitica:
Le
tecniche agricole inizialmente erano molto rudimentali e gli uomini
del Neolitico lavoravano la terra con attrezzi molto semplici, quali
il bastone da scavo, la vanga e la zappa (l'aratro venne introdotto
solo successivamente); inoltre i primi agricoltori sfruttavano i
campi sino ad esaurirne la fertilità, per cui essi erano costretti
ad abbandonarli e a spostarsi in cerca di nuove terre, praticando
un'agricoltura itinerante o nomade. Non di rado gli agricoltori
neolitici disboscavano un'area per coltivarla, mentre il legname di
scarto e il fogliame venivano bruciati per fertilizzare il terreno
con le ceneri e le sostanze nutritive sprigionate dalla combustione
(è la tecnica cosiddetta del taglia e brucia, ancor oggi praticata
da alcune popolazioni primitive dell'Amazzonia e dell'Africa
Centrale).
Tale agricoltura era essenzialmente di sussistenza, ovvero produceva beni destinati all'auto-consumo e permetteva agli uomini primitivi di sopravvivere, non consentendo di accumulare eccedenze agricole se non in quantità limitatissime.
Tale agricoltura era essenzialmente di sussistenza, ovvero produceva beni destinati all'auto-consumo e permetteva agli uomini primitivi di sopravvivere, non consentendo di accumulare eccedenze agricole se non in quantità limitatissime.
Nel
Neolitico fu coltivato i cereali come:
- Frumento, orzo, segale, miglio nel vicino Oriente
- Riso in Asia,
- Mais e patate in America,
Intorno
al 7000 a.C.
- I legumi,
- La vite
- L'olivo,
- Il lino coltivato in Egitto che fu tra le più antiche fibre tessili.
La
diffusione dei principali prodotti agricoli nel Neolitico
La
rotazione agraria
Ben
presto gli agricoltori si accorsero che era possibile prolungare nel
tempo la fertilità del terreno grazie all'avvicendamento delle
colture, ovvero praticando la tecnica ancor oggi definita rotazione
agraria: nel Neolitico essa era di tipo biennale (ogni 2 anni) e
consisteva nel coltivare una parte dei campi con specie che tendono
ad esaurire le sostanze nutritive del terreno (cereali, legumi...),
mentre l'altra parte veniva lasciata a riposo o destinata al pascolo
degli animali. In questo modo la zona tenuta a pascolo non si
impoveriva di sostanze fertilizzanti e veniva concimata dal bestiame,
mentre di anno in anno i terreni si invertivano e ciò consentiva di
sfruttarli più a lungo che in passato. L'introduzione della
rotazione biennale (ogni 2 anni) modificò profondamente
l'agricoltura del Neolitico e contribuì a renderla sedentaria,
ovvero permise ai contadini di stabilirsi in un territorio senza
essere costretti a lasciarlo una volta che il terreno aveva perso la
sua fertilità.
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